Nata nel 1968 a Monfalcone, si diploma nel 1987 all’Istituto Statale d’Arte di Gorizia nella sezione di Decorazione Pittorica. Dopo un’esperienza con la ceramica si dedica alla lavorazione del vetro ed alla sperimentazione grafica e pittorica su carta. Nel 1998 partecipa ad un workshop sulla fusione del vetro con l’insegnante Miriam Di Fiore e dal 2001 si dedica allo studio dell’arte vetraria muranese. Selezionato nel 2002 il progetto Black Wind al V° Concorso Internazionale di Design Fragile indetto da Trieste Contemporanea ed il cui prototipo è stato realizzato con i maestri muranesi A.Zilio e G.Barbini, viene in seguito sviluppato con la creazione di nuovi vetri. Lo stesso anno riceve il I° premio per le arti figurative Lilian Caraian indetto dalla Fondazione L.Caraian. Nel 2004 riceve una menzione speciale per il progetto Niuka al VI° Concorso Internazionale di Design EaTable Glass indetto da Trieste Contemporanea e nel 2005 riceve il III° premio con il progetto Tiliaventum al Concorso di Idee Il fiume Tagliamento e la Piazza di S. Vito indetto dalla Scuola del vetro Abate Zanetti di Murano. Lo stesso anno è selezionata l’opera Black Drop dal Corning Museum of Glass di New York per la pubblicazione in New Glass Review 27. Nel 2006 riceve una menzione speciale al Concorso di Pittura e Disegno ManinFesto indetto da Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea. Nel 2010 il Corning Museum of Glass di New York pubblica l’opera Blanche in New Glass Review 31.
La progettazione della materia pura; il vetro spesso, trasparente e monocromatico; il disegno essenziale; la ricerca di un’armonia nello spazio; l’unità semplice degli Oggetti di Patrizia Baldan proiettano nel futuro una nuova grammatica dello sguardo. Ad essa viene restituito il compito della lettura fatta con lentezza, dopo una pausa necessaria. Intorno a queste sculture si crea l’attesa di un tempo esteso (più che di uno spazio), indispensabile all’evolversi della forma vitale. Il dialogo tra dentro e fuori, tra contenuto e contenente è dato dall’incontro di opposti. La materia interna, priva di colore, pare inconsistente come l’anima e si conferma nell’invisibilità. All’esterno tutto è sottile pellicola di vetro compatto, opaco, nero. Bellissimo perché primigenio e assoluto. La relazione tra pieno e vuoto si accompagna alla sensazione fisica del superamento di un confine, oltre il quale ciascuno si permette di cullarsi nelle rotondità e di soffermarsi lungo i solchi, percorrendo le sculture come luoghi da attraversare in volo, come farebbe, instabile, la luce.
Alessandra Santin da L’Instabile Visione
Mostre Personali
1999
2003
2004
Mostre Collettive
1998
2002
2003
2005
2007
2009
2010
2013-2014
2017