Elisabetta Bain è nata a Monfalcone. Dopo gli studi superiori all'Istituto d'Arte"M. Fabiani"di Gorizia, dove frequenta il laboratorio di pittura del prof. Cesare Mocchiutti, sceglie di proseguire la sua istruzione in materia artistica come allieva dei corsi di ceramica del prof. Ciullini di Trieste. Sviluppa nel medesimo periodo il suo interesse verso l'arte plastica, che perfeziona collaborando con atelier artistici di noti scultori della Regione. Le sue prime importanti opere sono sculture in terracotta di intenso impatto emotivo, dedicate al tema della femminilità. A questi lavori affianca nel tempo la sperimentazione nel campo della pittura, con l'esplorazione delle diverse possibilità offerte dalla materia e la felice scoperta negli ultimi anni di una tecnica antica e difficile quale è la pittura ad Encausto.
Il percorso artistico
È l'artista stessa, con parole di fresca Immediatezza, a parlarci del suo sentire e del suo fare artistico: "Terminati gli studi artistici, ben presto ho sentito di essere attratta dall'arte plastica. È stato l'amore per la materia antica della ceramica, povera come origine, ma ricca di cultura e storia a spingermi verso questa espressione. Le mie mani da subito crearono figure femminili, guidate dal bisogno di esprimere il mondo dell'essere donna, in tutte le sue sfaccettature. Uscivano quindi dalla creta donne nella loro accentuata sinuosità e femminilità, altre che recavano II tema della maternità e altre ancora che rappresentavano le donne di ieri. Dopo vari percorsi di pittura, alternati al lavori con la creta, ho sentito forte II bisogno di conoscere nuove tecniche che mi conducessero ad espressioni diverse. È stato così che ho scelto la tecnica dell'Encausto, da tempo un mio desiderio. Mettermi alla prova con questa tecnica è stata un'avventura che continua a farmi scoprire nuove trasformazioni date dalle creazioni alchemiche, dal calore, dal fuoco, dall'odore della cera e del cristalli di resina, che impregnano ogni cosa, compreso il mio corpo. Il gesto lento che accompagna la fusione contrapposto all'uso, che deve essere Immediato, mi immerge dentro l'opera portandomi ad assaporare la trasmutazione magica dei suoi elementi."
(E. Bain)
La scultura
Le terrecotte di Elisabetta Bain sono piccoli capolavori di eloquenza, creature nelle quali la sua sensibilità di donna e di artista si rivela sin dalla scelta dei temi. La femminilità è protagonista, nelle fasi più importanti del ciclo della vita, dalla giovinezza, alla maternità alla vecchiaia. Sono corpi di donne colti in atteggiamenti intimi e sereni, portatrici di un messaggio che vuole evidenziare le qualità positive e creatrici di vita delle quali le donne (e il parallelo con il ruolo della donna nell'arte ed il pensiero dell'artista qui si fa scoperto) sono le depositarle sin dall'alba della creazione. Le sculture colpiscono per l'espressività dei volti e degli atteggiamenti e per il loro rapportarsi all'ambiente che le circonda. Sono figure che vivono nello spazio tridimensionale e sembrano animarsi, dialogando tra loro o con il visitatore, che resta colpito e conquistato dal senso di profonda umanità ed emozione che esse trasmettono. La materia grezza, dalla quale le sculture vengono plasmate, rimane come suggestione sulle superfici, a volte scabre, così lasciate di proposito, per imprigionarvi la luce in più punti. Ne risulta una sensazione di calore e morbidezza tutta terrena e profondamente umana. Ancor più è viva la sensazione del legame con il mondo materiale, il modellato sicuro e la forte presenza spaziale creano un'impressione di forza ed energia vitali accentuata dai tocchi di colore caldi e intensi.
La pittura
Le pitture ad encausto di Elisabetta Bain trasmettono l'energia del processo primievo di creazione della materia. Sono opere in cui è manifesto sia il lavoro concettuale che quello pittorico. Le tavole viste da vicino offrono una visione diversa da quella percepita se si osservano le stesse da lontano. Il segreto sta nella qualità specifica della tecnica stessa, che rende la superfìcie pittorica fusa quasi liquida alla vista, mutevole nel suo rapportarsi all'atmosfera e alle variazioni di luce ambientale. I colori sono scelti per l'evidente simbolismo del rapporto con la sostanza grezza della terra e con il fuoco creatore, da qui la tavolozza di bruni e ocra, la scala di grigi e i rossi cupi, con l'accostamento del nero e del bianco, poli contrapposti dell'assorbimento e rispettivamente della rifrazione di tutti i colori. Infine l'oro: ossia la luce rivelata in tutta la sua purezza, l'elemento chimico alchemico per eccellenza. Inserti di materiali diversi: tela e corda, carta stampata, oggetti metallici, animano le superfici di alcune tavole creando un gioco di pieghe e avvallamenti nei quali luce e ombra dialogano. Una pittura che sembra elevarsi dalla tavola e attraverso richiami e suggestioni ancestrali coinvolge tutti i sensi. Viene spontaneo l'accostamento della pittura ad encausto con la produzione ceramica dell'oriente (pensiamo al Giappone in particolare) dove ritroviamo il gusto per la materia preziosa e l'aspetto liquido e mutevole in attento rapporto con i cambiamenti dell'atmosfera e dell'ambiente. Se nelle sculture Elisabetta Bain è ricercato e studiato il processo di creazione manuale della forma, che plasma la terra ancora cruda sino alla completa realizzazione e fissità dell'opera finita, nelle pitture ad encausto il suo attento studio della realtà e delle proprie capacità espressive si pone su un livello differente e più elevato: non plasmare la materia ma crearla, partendo quasi dagli elementi chimici primari trasformandoli con il potere e la forza del fuoco, dando luogo all'opera alchemica.
La tecnica dell'encausto
L'Encausto è una delle tecniche pittoriche più antiche, usata presso differenti civiltà, fra le quali quella greca e romana e in diverse epoche storiche, dall'Antichità al Rinascimento, e in seguito, con minore diffusione ma sempre presente, sino ai giorni nostri. I pigmenti colorati da stendere sulla tela (o su supporti di vario materiale) sono sciolti in una miscela fusa di cristalli di resina e cera d'api purissima e quindi applicati con pennelli e spatole. A differenza della "pittura a cera" nell'Encausto per la finitura si adoperano strumenti speciali dal nome di "cauteri", che portati ad alta temperatura fissano il colore e la cera assieme e consentono l'aderenza perfetta al supporto.
(Daniela Magrin)
Si nutre di materia la pittura di Elisabetta Bain, materia ritrovata, di casuale provenienza, garze, sacchi, carta, ciottoli, stracci, cartone composti sulla tela (o tavola) a formare abbozzi di paesaggio, coste marine, accenni di quotidianità con la sensibilità di chi apprezza ogni più piccola cosa, ogni minimo gesto.
Colle e malte che danno consistenza e spessore alle composizioni, si lasciano plasmare dai gesti rapidi della spatola che il tempo trasforma in erosioni e screpolature su sfondi resi opachi dal supporto di legno che assorbe avidamente il colore. L'uso dei materiali presi dal mondo esterno è sempre sottomesso ad una composizione rigorosa: partizioni, contorni tracciati con precisione, campiture delimitate dall'impiego di colori acrilici ed olii, a volte spolverati d'oro. Il risultato è una pittura a contrasto, raffinata nella scelta giustapposta dei colori, ricca di suggestioni, che nel mettere a confronto qualità e caratteristiche diverse (lucido e opaco) fa emergere la doppia natura delle cose: sotto tutta l'apparente lucentezza c'è materia grezza (corpo e spirito) che necessità di uguale, e forse maggiore, attenzione e cura.
Cristina Feresin
Il percorso scultoreo di Elisabetta Bain, partito dalla fabulazione intimistica delegata al sentirsi donna-madre, oggi si riapre nella presa di coscienza e di appartenenza ad un mondo primigenio, in cui la "dimensione donna" nell'arte si appropria di tutti quei valori che la società troppo maschilista, fin qui, avrebbe potuto alterare. Nelle composizioni più recenti lo sguardo dell'autrice non si accontenta di percorrere lo strato epiteliale delle sue elaborazioni, di accarezzarlo, di distribuire sapientemente le luci sulle superfici, ma sente il bisogno di esplorare l'interno, di impossessarsi dei misteri delle molecole in un'operazione maieutica che dal di dentro la porta a ricomporre ogni suggestione formale, nella struttura compiuta che le riconosciamo. La coscienza della forma non lacera mai quel rigore espressionista che in lei identifichiamo anche quando l'artista è tentata di uscire dal suo modulo per esplorare che cosa nasconde la tensione tra l'involucro e il nucleo, tra la forma esteriore e quella interiore. Nelle opere più recenti, infatti, le composizioni ci appaiono quasi soffiate nella materia, in un efflato che è insieme atto di pura creazione e sogno, quando il sogno può essere prolungato di vita, o vita vissuta in uno spazio più libero.
Una produzione plastica in cui primeggiano le terrecotte, materia che per la calda duttilità è congeniale alla nostra scultrice anche se altri apporti fanno ormai parte del bagaglio sperimentale, magari - ancora - nel chiuso dello studio, dove le tentazioni diventano possibili rivelazioni. Positive rivelazioni, anche oggi. La dimensione
spirituale dominante nelle opere di Elisabetta Bain, non esclude, mai, la terrestrità, l'umanità delle sue figure, anzi ne esalta quel misto di pathos e pietas (riconoscendo il confine che separa il sentimento puro dalla consuetudine del gesto sentimentale) che diventa " misura", come timbro ideativo ed emozionale per siglare un'intera produzione d'arte.
E' proprio la qualità di questo timbro ideativo ed emozionale che ci porta alla riscoperta esaltante della persona umana, attraverso registri formali che altro non sono che annunciazione dell'umano in un mondo, in un tempo di grandi movimenti di crisi, di blocchi, di spinte incontrollate, e in questo caos Elisabetta Bain ha saputo offrirci l'immagine della poesia nell'essenziale plastico e nel concetto di un nuovo esistenzialismo, come possibile salvazione.
Alerino Musiani
Mostre recenti
2000
Personale c/o Comune di San Canzian d’Isonzo
2001
Collettiva Artisti per Venezia, Scoletta San Zaccaria, Venezia
Collettiva c/o Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Sistiana (Ts)
Personale c /o Enoteca Regionale “La Serenissima”, Gradisca d’Isonzo (Go)
2002
Collettiva Castello di Trieste, Trieste
Collettiva Galleria Tergesteo, Trieste
2003
Collettiva Art Gallery 2
2004
Personale “Cosmo Donna” Mostra sculture in terracotta, c/o Comune di Sagrado (Go)
Personale c/o Azienda Agricola Lorenzon, Pieris (Go)
2013-2014
“La luce del mare” mostra collettiva itinerante di Artisti Bisiachi a Venezia, Grado (Go), Trieste, Turriaco (Go) e Monfalcone (Go)
2015
“Donna e arte”, collettiva Sale del cinema Cristallo, Grado (Go)
Rassegna d’arte “Grado per Grado” - Mostra Collettiva – Premio per opera originale
“Festival dell’Arte” Palmanova – Mostra collettiva – 2° Premio
Mostra collettiva Palazzo della Provincia Gorizia
Europalace, Monfalcone. Mostra collettiva
Mostra Collettiva, Trieste.
2016
Mostra personale, Sala Consiglio Comunale Turriaco GO