Nato il 12 marzo 1946 a Panzano, Monfalcone, Sergio Davanzo si esprime artisticamente attraverso la pittura, poesia, narrativa e fotografia. Allievo dello xilografo Tranquillo Marangoni e del poeta Silvio Domini sin dalla fine degli anni settanta è presente sulla scena letteraria con raccolte di poesie militanti. "Per Altri Vari", raccolta di poesie edite da 4 lavoratori del Cantiere Navale di Monfalcone, lo vide tra i protagonisti di quella poesia di fabbrica che negli anni sessanta e settanta sostenne ed influenzò le grandi lotte di classe e la contestazione giovanile dell'epoca.
Ha collaborato con diverse riviste letterarie, politiche e tecniche in ambito nazionale ed internazionale. Vincitore di premi di poesia prestigiosi quale ad esempio il Carlo Goldoni di Venezia negli anni settanta. Nella fotografia i risultati più prestigiosi li raggiunse, dopo essersi distinto in numerosi premi nazionali, ricevendo l'incarico da
parte dell'UNESCO di testimoniare con i suoi scatti, il degrado di Venezia negli anni settanta. In qualità di pittore è presente sulla scena nazionale ed internazionale sin dagli anno ottanta. Ha esposto prima negli Usa, Canada e in molte località dei Caraibi dove si trovava per ragioni di lavoro: Miami, Fort Lauderdale, Portland Oregon, Vancouver, San Juan Portorico, San Thomas Virgin Island. Poi in Italia ed in Europa: Stoccarda, Amburgo, Rotterdam, Oslo, Mosca, Reggio Emilia, Forlì, Forte dei Marmi, Piombino, Arezzo, Padova, Bolzano, Monfalcone, Trieste, Gorizia, Villesse, Farra d'Isonzo, Gradisca, Duino, Moruzzo, Venezia, Tolmezzo, Cormons,
Malborghetto, Ora, Laives e molte altre località. Ha patecipato alla 53° Biennale di Venezia prendendo parte all'evento collaterale "Blue Zone". Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia - Magazzino 26 Trieste nella rassegna "Ieri ed Oggi" artisti in Libreria. E' presente con una sua opera nel Museo di Arte Moderna di Celie Slovenia.
In pittura ha editato le monografie: "Spots Only?", "Jazz & Emozioni", "Acqua Sporca", "Dirty Water", "Le mie Lenzuola al vento", "Progetto per un Nuovo Pianeta!", "Coffee Time". Ha editato in narrativa: "Il Delinquente", "Crossing", "Las Flores de
la Passion". In poesia: "Per Altri Vari", "Respira ancora il mare?" Hanno scitto di lui: Lorella Klun, Fabio Favretto, Silvio Cumpeta, Angelo Folin, Rino Lovati, Stelio Crise, Gianni Anglisani, Maria Sole, Politti, Fabio del Bello, Edoardo Segantini, Giuseppe d'Adda, Ennio Cavalli, Rossella De Candia, Marianna Accerboni. Si sono occupati di lui i giornali: Il Piccolo, Messaggero Veneto, Alto Adige, Il Lavoratore, L'Unità, il Corriere della Sera, il Manifesto, la Voce Isontina, Periodico Letterario Torino, Nuovo
NordEst, Primorski. Rai 3 Nazionale: "Per Quante Strade - intervista allo scrittore Sergio Davanzo" Radio Rai 2 : "Absolute Poetry: Intervista al poeta Sergio Davanzo".
Sergio Davanzo è capitano nautico ha dedicato parte della sua vita a viaggiare per lavoro e per diporto ed è stato un dipendente del cantiere navale di Monfalcone fino al 2009. Sergio Davanzo ci ha lasciati nel febbraio del 2014.
La pittura di Sergio Davanzo, artista, poeta e scrittore che vive e lavora a Panzano (quartiere cantieristico di Monfalcone), non è certo di quelle sussurrate: per superare il frastuono della nostra era, bisogna alzarsi ed alzare il volume, gonfiare la soglia della visibilità. Per dare voce alle proprie idee, ma anche ai dubbi, ai sogni, a quella sfera emozionale che alterna torpori ad esplosioni, che si nutre di silenzi e di affabulazioni. Le tele di Davanzo vibrano, si impongono con lo stridore delle pennellate, con le barricate cromatiche da cui fuoriescono filamenti elettrici che guizzano e avvolgono, creando una fitta e mutevole rete di energia. Nelle sue opere istinto e ragione rinunciano all'eterna lotta, per dar vita ad un dialogo serrato: il colore si tende nella spontaneità del gesto, si difende entro grumi di materia, si
assottiglia ed incede leggero frammentandosi secondo ritmi musicali. Viene impastoiato, fatto fluire e nuovamente convogliato, cristallizzato e gocciolato, alleggerito e spinto oltre i confini del supporto per cercare nuove dimensioni comunicative.
Lorella Klun
Sembra un paradosso, ma Freud , da ammiratore di Rembrandt e della classicità, detestava l’arte moderna a lui contemporanea, tanto da scrivere in una lettera del 1920 che perfino gli espressionisti non potevano essere chiamati artisti. Un errore colossale, visto dall’oggi, tanto più che lo scardinamento delle certezze prodotto
dalla stessa psicanalisi ha poi permesso e dato dignità anche all’espressione pittorica più totale, aperta, ovvero all’astrattismo che definirei “intimista”, perchè guidato da una sorta di automatismo che genera liberi incroci e incontri di colori e di tratti, sotto l’onda di una emozione pura e personalissima. Sergio Davanzo rientra in questo canone, con le sue opere intense e, soprattutto, “vibranti” dal momento che questo genere di pittura ha significatività solo se genera nell’osservatore un senso di compartecipazione, di condivisione istintiva, non spiegabile, in assenza del soggetto, se non attraverso la capacità dell’artista di rivelare se stesso tramite canali sotterranei di comunicazione. In questo consiste la peculiarità di Davanzo e di quanti, ma non tanti, come lui riescono ad essere coinvolgenti pur nella loro autonomia informale. Se questo, però, accade, vuol anche dire che Davanzo sa avvalersi di un metalinguaggio universale, non più iconico, che va oltre ogni cultura e gusto, trascendendo la ragione per avvicinarsi alla folgorante consapevolezza di scoprire in un quadro la nostra comune umanità.
Fabio Favretto