Esther Cosani Morisse è nata a Turriaco (Gorizia). Ha frequentato la scuola di Belle Arti di Nizza (Francia) per quattro anni acquisendo una solida formazione artistica in pittura, incisione, scultura e disegno. La sua formazione artistica si è poi consolidata frequentando per sette anni l’Atelier de Dessin del professor Monsieur Huguenin, allievo di Fernand Leger.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra i quali: Prix Seyssaud, Prix Press Club, Biennale de la Jeune Peinture Mediterraneenne. Ha partecipato inoltre a numerose manifestazioni scientifiche e culturali quali “L’Exploratoire” organizzata dall’ANAIS nel 1984, con il patrocinio del Ministero della Ricerca francese. Nel 1994 ha partecipato al “Carnaval des Arts” di Nizza con gli artisti Arman, Cesar, Ben, Combas, Nivese, Sosno,…
Esther Morisse reinventa colori, fiori, abiti, maquillage e atteggiamenti. Le donne dei suoi ritratti sono quelle che non osiamo inventarci oppure rifiutiamo di accettare, frutto di un ricordo o di una premonizione; come dive del cinema muto che un demone ha riscattato dalla prigionia del bianconero in cambio del solito patto, stipulato però con civiltà; e cosi spiccioli d'anima restano nelle bocche sempre prepotenti e serrate, a cui ciascuno può attingere un messaggio personale e sempre ambiguo, sottolineato dagli occhi come velati e spossati da una passione segreta e inconfessabile.
Cronista fedele, Esther Morisse ricrea la gente e la sua pelle, e non si vergogna di coglierla negli atteggiamenti più intimi ma anche più difficili, e cioè prima o dopo l'apoteosi psichedelica dei sensi: magari mentre la si progetta, oppure la si ricusa ormai consumata nella più semplice delle necessità fisiologiche. Ma alla sua gente, toglie di dosso il sudore e l'odore della lussuria. Non usa flash, non coltiva le illusioni delle stelle cadenti, della musica di un momento. Tappa orecchie spossate da suoni invadenti, ma lascia trapelare lamenti, ancheggi e tremolii, complice anche quando racconta soltanto di una serra. Tra quei petali infatti, vibrano inguini, si ergono capezzoli, dardeggiano lingue oltraggiose; oltre gli steli, sotto le foglie, sul pavimento marciscono jeans, hot-pants, camicette come quegli orpelli misteriosi che vagano inutili sul fondo dei bicchieri dell'alba.
Non c'è peccato. Tutto sembra inventato. Eppure.
Emio Donaggio
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